Giudizi sul valore dell'opera di G.B. Alloati
"Si è spento ieri notte in tarda età nella sua casa di via Moncalvo lo
scultore Giovanni Battista Alloati, nato a Torino nel 1878, il cui nome, se non può
essere familiare alle nuove generazioni artistiche, fu invece assai noto in Italia nei
primi decenni del secolo, e popolarissimo presso la cittadinanza torinese, anche per la
partecipazione estrosa di chi lo portava a tutte le manifestazioni civiche del tempo,
dalle feste del "Circolo degli Artisti" ai veglioni del 'Regio", dove una
volta egli comparve mascherato da "selvaggio" seminudo, il corpo muscoloso
appena ricoperto da una pelle di pantera.
La sua opera folta e varia fu perfettamente rappresentativa dello stile di un'epoca e di
un gusto, dal crudo verismo fine Ottocento al liberty trionfante a Torino nell'esposizione
del 1902, alla quale l'Alloati appunto fornì una fontana decorativa con due naiadi, dalle
cadenze floreali non dissimili da quelle della fontana provvista a Cuneo.
Sulla linea veristica, che aveva derivato frequentando l'Accademia Albertina, da Odoardo
Tabacchi e assimilato negli studi di Pietro Canonica e di Davide Calandra prima di
accostarsi a Leonardo Bistolfi con incondizionata ammirazione, stanno viceversa i numerosi
energici ritratti, d'un modellato piuttosto pesante ma espressivo - del padre, della
madre, del Tabacchi, di Tamagno e di Luisa Bianca Tamagno (forse il suo migliore busto di
donna), di Giolitti, di Alfredo Frassati, di Mario Costa, di Mascagni, di Zacconi, del
vichinista Polo, ecc... - e i molti gruppi statuari da quelli di "Atleti"
scolpiti nel cemento per il primo stadio di Torino costruito in occasione dell'esposizione
del 1911, alle figure celebrative di "Alpini" della guerra '15-'18 (e come
alpino vi aveva valorosamente partecipato) e di 'Tanti" - rammentiamo quello di Cuneo
- e ai monumenti funerari, a Torino, Borgomanero, Mondovì', questi però ammorbiditi dai
sinuosi ritmi dell'Art Nouveau".
[Mar. Bernardi - 1964 - La Stampa: "E' morto G.B. Alloati scultore del primo
'900"]
"Per uno scompenso cardio-circolatorio è improvvisamente mancato questa notte,
nella sua abitazione di Via Moncalvo 33, lo scultore Gian Battista Abati, una delle figure
più caratteristiche di un superstite ambiente artistico torinese.
Vi si era affacciato giovanissimo facendosi subito notare. Nel 1893 era ancora allievo
dell'Albertina e lavorava negli studi di Sartorio, Davide Calandra, del Canonica e del
Bistolfi, col Tabacchi e, a Parigi, nel celebre atelier di Augusto Rodin.
I1 vivo senso delle forme plastiche (che trasmise al figlio Adriano, attualmente in
cattedra nell'Accademia di Brera) fu in lui un fatto tutto naturale, al servizio del quale
spiegava una non comune forza fisica. I torinesi dai quarant'anni in su ricorderanno certo
l'impressionante vigore dei grandi gruppi equestri che nel 1911 venne eseguendo in
cemento, alti oltre sei metri, come ornamento dell'antico Stadium di corso Duca degli
Abruzzi sull'area dove oggi sorge il Politecnico.
Molte altre sue opere decorative - come la fontana eseguita nel 1902 al Valentino su
commissione dell'arch. D'Aronco, per l'esposizione d'arte moderna, e innumeri allestimenti
di padiglioni in consimili occasioni, a Torino, alla Biennale di Venezia, a Parigi nel
vasto salone del Grand Palais (1900) - sono da tempo scomparsi, tolto il ritratto in marmo
a Guglielmo Marconi di recente sistemato al Valentino.
Ma il suo ricordo resta affidato a molte opere di carattere funerario nei Cimiteri di
Torino, Milano, Cuneo, a monumenti come quello al Fante collocato a Cuneo, e ad una vasta
serie di ritratti a cominciare da quello di Francesco Tamagno per farne dono di nozze alla
figlia del famoso tenore. Fra gli altri si ricorderanno quelli di Giolitti, Boselli,
Mascagni, Zacconi, Luisa Bianca Tamagno, ecc...
Il contrasto con certa scultura d'oggi poteva essere persino stridente, ma ancora si
apprezzava la capacità del modellatore vigoroso che alla realtà di un'immagine
contendeva ancora non soltanto una forma, ma anche un tratto psicologico.
Leggiadre figure femminili evocavano sovente le sue fontane mentre i suoi monumenti
funerari, specialmente nei rilievi, in uno spirito largamente bistolfiano, sembravano
tendere alla patetica pagina d'un ricordo letterario.
Non si può dimenticare, però, accanto all'opera dello scultore, l'audacia del soldato,
che volontario, prima tra i motociclisti, poi ufficiale tra gli alpini lasciò in tutti
ricordo assai caro e pieno di ammirazione
[Ang. Dragone - 1964 - Stampa Sera: "E' morto a 86 anni lo scultore Alloati]