Il disegnatore

Charles L'Eplattenier medita, matita alla mano.
La sua immaginazione è plastica, non letteraria; l'idea stessa nasce e si evolve con il disegno. Non sarebbe capace di realizzare alcun lavoro, sia esso francobollo, decoro, ritratto o monumento, senza ricorrere a schizzi e disegni preventivi.
Osservatene alcuni, e studiatene i particolari:
"Nudo di donna, visto di schiena, testa protesa in avanti": questo schizzo a matita di 20 cm riesce, da solo, ad esprimere tutto il dolore umano dell'intero monumento ai caduti. Un semplice "bianco e nero", grande quanto un pugno di bambino, racchiude in sé l'essenza d'un vasto paesaggio ampiamente strutturato. Una mano, una gamba, uno sguardo colto al volo sono all' origine di una decorazione murale. Un gesto d'orrore o d'implorazione prefigura una discesa dalla croce, o la Resurrezione. "Il montanaro schwytz, dalla folta barba a collare": da solo pronuncia il giuramento del Grütli. Tutto é diretto, forte, elegante. Il tratto che ha inizialmente vagato, d' improvviso si fissa con energia; qualche tratto è sufficiente a riprodurre una figura intera, con una bella pienezza selvaggia, non priva di nobiltà d'animo. Il suo personaggio, maschile o femminile, è sempre atletico, slanciato. I volti di donna, sereni o appassionati, che costruisce come templi greci, irraggiano spiritualità.

Anche all'animale ama conferire un' alta espressività; ha fatto del cavallo una bella serie di studi, movimentati e diversi: raffinati stalloni militari, frementi d' impazienza, e talmente differenziati che si riconoscono a distanza di anni, o vigorosi arrampicatori delle "Franches Montagnes", che apprezza al punto da proporre la realizzazione di un monumento alla loro razza: imponenti animali, impennati con una violenza evocatrice del combattimento. Né disdegna le pacifiche vacche, i maiali e montoni: nei suoi disegni di gioventù, che ha conservato, si ritrovano le sue "selezioni": pose ed azioni di cani, fiere, pavoni o aquile. A sfogliarli, appare evidente che avrebbe pienamente riuscito una carriera di animalista

Nella sua perenne preoccupazione di "sorprendere la vita", L'Eplattenier è indefettibilmente fedele al reale: sceglie, non inventa. Il vero non è per lui un punto di partenza, ma l'obiettivo da raggiungere. Egli non intende imporre arbitrarie deformazioni alla realtà, ed il suo è rispetto, non servilismo: ogni suo disegno è una proiezione nel reale del suo essere che è sano, equilibrato e "Normale"; egli ammette assolutamente la "morbidezza degli esseri d'eccezione", e all'occorrenza l' ammira, ma nessuno snobismo lo farà andare oltre la sua propria natura. E' la ragione per cui le sue migliaia di disegni, nella loro modestia, sono come un tesoro di verità messa a nudo, e racchiudono commoventi bellezze: forme elette, espressioni elette, di un cuore fedele ma con una violenza appassionata.

L'Eplattenier è maestro della tecnica della litografia, con cui riesce ad esprimere il proprio talento persino meglio che nella pittura. La severa ripartizione delle ombre e della luce è sfumata con tale dolcezza da stringere il cuore, mentre la sua esperienza plastica costringe tutte le tonalità di grigio ad esprimersi con sovranità. Si è servito di questa tecnica per eseguire una lunga serie di ritratti, dei quali molti ad ufficiali superiori, tutti impregnati di serenità ma vigorosamente tracciati e modellati, sempre però mantenendo una esatta rassomiglianza.