L' ARTISTA

La scultura di Gianbattista Alloati non può essere inquadrata in un determinato periodo artistico, né limitata dall'unione con qualsiasi tendenza. Anche all'intenditore meno profondo balza immediatamente la caratteristica personale di tutta la produzione che, dalle opere più giovanili alle ultime creazioni, risente direttamente il temperamento e le qualità umane del loro costruttore.
Prima di valutare intimamente una massa di lavoro, che è tra le più complete e le più vaste, bisogna risalire alla fonte individuale dell'UOMO che mai, in tutto il vario e complicato sviluppo della. sua vita, riuscì a dare alla propria sensibilità una direzione che non fosse direttamente derivata dal suo istinto e dalle sue forze naturali.
Altri, meglio di quanto avrei fatto io, hanno riassunto e definito Gianbattista Alloati uomo e soldato. Un complesso cioè di vibrazioni vitali e passionali contenute in un corpo saldamente energico e organizzato. Tutti i suoi anni, nelle pause dell'attività artistica e molto spesso a danno di questa, sono stati spesi per i1 bene di intere classi di artisti alle quali l'Alloati dedicò entusiasmo tempo e denaro, senza limiti di tempo e di spazio. Se poi sia stato più o meno riconoscente il campo artistico da lui beneficato, ciò non esclude la sua meravigliosa potenza di lotta, di sacrificio, di bontà, e, sopratutto, di capacità e qualità organizzative. Ne sono esempi luminosi le Società da lui portate ad efficienze non mai raggiunte in precedenza.
Non parlo della guerra da lui combattuta con fede, valore e superiorità, mentre gli sarebbe stato facilissimo sfuggirla, per dedicarsi alla sola produzione, come molti altri hanno fatto. Lo studio pubblicato in questo stesso volume dal Colonnello Martini afferma in modo decisivo l'importanza del periodo che l'Alloati trascorse in guerra.
Io limiterò il mio scritto all'opera di Alloati scultore e mi accontenterò di una rapida rassegna, poiché impossibile raccogliere in un breve spazio la massa organica e realizzata della sua arte.
Una delle influenze più naturali che plasmarono la personalità dell'Alloati, fu certamente la vivacità primitiva di vita della sua giovinezza. La spiaggia della Corsica, selvaggiamente sana, irta di antichi nuraghi, tutta sole e sabbia, fu il grande insegnamento fisico che doveva pure irrobustire e preparare lo spirito del giovane il quale ne viveva le intensità. Già allora egli si divertiva a dare parvenza di forma alla sabbia inumidita dal mare e questo piccolo fatto ha forse un grande insegnamento simbolico se si pensa che tutta la sua produzione fu sempre nuda di derivazioni, sempre barbaramente sincera.
In seguito l'esistenza tumultuosa tra Torino e Parigi, le prime formidabili direttive d'insegnamento tecnico di Rodin e poi le serie e definitive serenità d'insegnamento di Edoardo Tabacchi, di Pietro Canonica, di Edoardo Calandra e specialmente di Leonardo Bistolfi che fu per il giovane in formazione l'indispensabile e miracoloso Maestro. Giunto così alle maturità tecniche le sue creazioni istintive si espressero largamente, nella sicurezza di dominare la materia.
Non sarebbe possibile dividere e catalogare i diversi aspetti della scultura di Alloati: in ogni possibilità plastica egli si affermò con potenza e sicurezza - dal ritratto al monumento è tutto un concatenarsi di valori: appunto per questa tormentosa varietà di soggetti egli diede certamente molto meno di ciò che pur largamente s'intuisce - notiamo infatti che la sua ultima opera alla quale sta con entusiasmo lavorando (il Monumento ai Gialli del Calvario) importa delle forze nuove, delle profondità concettive assolute, delle sensazioni senza precedenti: è questo un meraviglioso sintomo di giovinezza creativa che ci dà la sicurezza più viva nel domani dell'inesausto artista.
Cercherò dunque d'illustrare i diversi aspetti della sua opera, oltre tutto come significato artistico: in primo piano il Ritratto dove l'Alloati è forse l'esponente migliore e più completo della scultura italiana. Si sente nei ritratti la maestria sensibile del pollice guidato non dalla realtà oggettiva ma dalla direzione intuitiva dell'artista. In certi ritratti l'espressione del viso si libera dalla materia ed ha una tendenza infinita, in senso di sviluppo nello spazio. Sembra allora di vedere in molti particolari un pulsare organico, una vitalità reale, una vibrazione muscolare e nervosa che emoziona. Queste sensazioni che l'Alloati sa direttamente ricavare dalla materia dimostrano:
1° Capacità tecnica di modellatore e di creatore senza paragoni: il ritratto si presta con troppa facilità all'esecuzione superficiale - egli dimostra invece di sentire il soggetto con intensità psicologica - dimostra di vedere oltre la realtà epidermica, di comprendere la potenzialità interiore ed animata. Il pulsare del sangue e il movimento del corpo fissati dall'attimo dell'impressione plastica.
2° Risultato di forza e di personalità, che supera il significato del soggetto stesso per fondersi con le possibilità dell'autore: cioè atmosfere di bellezze liriche aggiunte, sublimazione illimitata della materia, sviluppo infinito del ritratto che assurge a vera opera d'arte.
Questa grande personalità raggiunta dallo scultore Alloati nei ritratti fu ripetutamente riconosciuta ed esaltata - io intendo semplicemente sottolineare l'importanza storica. Alcuni ritratti come quelli di: Luisa Bianca Tamagno, Enrico Polo, S. E. Calissano, Giovanni Giolitti, Paolo Boselli, Mascagni, Zacconi, Mario Costa, Junghans di Venezia, ed altri dei più noti industriali del Piemonte e della Liguria, quali: Alessandro Poma, V. Tedeschi, Viglienzoni, Venchi, ecc., sono celebri ed universalmente ammirati. Anche nelle opere giovanili (Ritratti del Padre e di Tamagno) le qualità tipiche dell'artista si rivelano, dimostrano tutta la strada maestra che egli avrebbe in seguito mirabilmente percorsa.
Così pure nei ritratti femminili egli sa infondere una valutazione lirica della femminilità stessa che assurge sovente a vera espressione spirituale.
La scultura decorativa coltivata dall'Alloati con serio intendimento, oltre le opere di Parigi e le opere decorative giovanili, si affermò maggiormente con un lavoro importantissimo prestato al Concorso per il Pensionato di Roma e con i bozzetti del ponte monumentale Umberto Primo di Torino. Questo concorso da lui vinto con bozzetti che influenzarono tutta la produzione decorativa venuta in seguito, non ebbe realizzazione per ragioni indipendenti dal fattore artistico, ma rimane il carattere originale
dell'opera che conferma la capacità creativa dell'autore.
Nella scultura di carattere decorativo la sua prima attività si rivelò a Parigi dove, unico straniero accolto dagli architetti del Grand Palais de Beaux Arts M. Thomas e Duglane e Louvet, produsse intensamente, dimostrando capacità plastica, rapidità e possibilità di modellatore, inventiva fantastica e ornamentale d'inesauribile risorsa. Fu in questo periodo che la sua anima d'artista si consolidò ed aumentò le proprie direzioni espansive -a contatto di altri artisti francesi (quali: l'architetto Camille Roisin, autore del grande monumento ai Caduti di Verdun; Paul Cret, ora architetto all'università di Pensilvania; il pittore Jules Arnbruster; Garnier; Geurges Legros e Dupuy) che egli ricorda con indefinibile nostalgia. Parigi, città di calore e di colore, ricca d'impulsi e di giovinezza, dove l'Alloati fissò una delle sue prime importanti produzioni - i suoi lavori decorativi del Grand Palais si distinguono per originalità di composizione e di creazione, per abilità nella vasta distribuzione delle masse. In un prossimo domani, quando l'Alloati tornerà a Parigi, aspirazione fatale per chi già vi è vissuto, ritroverà l'antico ambiente modificato e rinnovato, ma aderirà sempre per quell'affinità naturale che avvicina le forze fatte di volontà di entusiasmo e di personalità.
Inerente alla parte decorativa, che l'Alloati in seguito esplicò, (come ad esempio nella sala piemontese alla Biennale di Venezia del 1904) sono le Fontane, numerose e ricche di varia attrattiva.
Sono in maggioranza figure femminili stilizzate -dove la materia si spiritualizza e supera lo stesso significato umano per rendere con chiarezza e finezza di contenuto il sogno ideale delle acque. Armonie dolcissime di forme che ricordano la bellezza limpida delle acque, che danno quasi l'illusione di una fresca trasparenza. Tra le migliori Fontane ricorderò quella di Cuneo, completa anche come architettura di masse.
L'eleganza e le calme gioie delle Fontane si cambiano in linea di severità, s'irrigidiscono come toccate da una sensazione di dolore, quando l'Alloati obbliga la creta ad esprimere il ricordo. Ecco perciò i monumenti funerari che sono tra le sue più efficaci realizzazioni: Il monumento alla famiglia Dolores è un'opera che imprime una data di gloria alla scultura - un'opera che rappresenta tutta la potenza morale che può essere estratta dall'arte. Vi è la vibrazione del dolore nei ritmi della modellazione, l'atmosfera tragica e insieme divina della Morte - si respira quasi religiosamente. Ugualmente importanti i monumenti della famiglia Ambrosini a Borgomanero e Balsamo-Crivelli-Corbonassi e il monumento a Monsignore Prato nella Chiesa di S. Secondo a Torino. Il monumento alla famiglia Arigo-Susa; il monumento alla famiglia Torres, di S. Paolo del Brasile (l'addio alla vita); il monumento al Maggiore Bianculli a Mondovì Breo, ecc. ecc.

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Ho esposto succintamente diversi rami della scultura di Alloati: dal ritratto, alla decorazione, alle fontane, al monumento funerario è un complesso di energie creative e costruttive dominate da una armonica sentimentalità. Dove invece il temperamento dell'Uomo vince con pura direzione d'istinto è nella produzione monumentale, specialmente di guerra.
Blocchi enormi da cui si stacca la figura del maschio come scavata, più che dalla volontà dell'artista dallo sforzo muscolare. I Gruppi equestri dello Stadium, scolpiti nel cemento armato e costruiti sul posto, raggiungono una personalità e una grandiosità tecnica indiscussa. Stupisce siano opera di un uomo solo e quasi sembrano il risultato del concorso di molti artisti. Così pure certi monumenti di guerra (quello di Cuneo. di Giaveno, di Collegno, di Torino al 3° Alpini e quello in preparazione ai Gialli del Calvario) sono un trionfo umano di saldezza. L'alpino del monumento di Cuneo ha racchiuso in sé (oltre le caratteristiche militari del soldato le sensazioni di tenace volontà) l'impressione dell'ambiente che lo domina - ambiente non costruito con il facile simbolo che potrebbe circondare la figura, ma con un'impressione astratta contenuta nel soldato stesso, il quale è una fusione di elementi fisici e di elementi irreali.
Si sente cioè l'immensità delle Alpi nella posizione e nell'architettura dell'uomo. Questa è arte, capacità creativa, spiritualizzazione della materia.
Ogni altro monumento si stacca da qualsiasi normale costruzione, per innalzare nello spazio la sua sagoma d'immensità. Ad esempio il monumento ai Caduti del 3° Reggimento Alpini è di una espressione palpitante di rievocazione della vita guerriera sull'Alpe, ed è oggetto di culto e di ammirazione di tutti gli alpini che vissero quei fulgidi e gloriosi giorni.
Ecco dunque l'Alloati artista, individualità isolata della scultura, che lavora severamente e serenamente inspirato dai suoi istinti e dalle sue passioni - la sua produzione non si legherà mai ad alcuna scuola, sarà sempre libera da qualsiasi tendenza. Egli modella perché un complesso di ragioni fisiche e sentimentali lo portano ad esprimere la propria sensibilità attraverso la materia.
E dalla materia balza vivo l'orizzonte interiore della sua visione estetica - assume potenza illimitata la bellezza da lui intuita dell'opera d'arte.
Chi vede, anche con un largo sguardo di spettatore, le sculture di Alloati, ha immediata la sensazione dell'importanza plastica creata. Aristocrazia di spirito ricavata dalla primitiva sincerità dell'uomo. E nella grande storia dell'arte, queste opere che ancora aumenteranno per numero e per qualità, significheranno sempre il valore dell'artista che lavorò e creò con la volontà del soldato.


FILLIA.